X-WILDER MICHELE CARBONE
Il trail del Supramonte è stato ideao da tre grandi viaggiatori delle due ruote, tre amanti della natura, tre esperti del settore che da una passione ne hanno creato un capolavoro. il trio è costituito da due Sardi Antonio Marino e Monica Angioni e un Trapiantato dal Trentino Maurizio Doro. Hanno un bagaglio di esperienza notevole, maturato nei luoghi più disparati del mondo.Il Supramonte è costituito da un terreno impervio, principalmente da rocce carbonatiche. Il leccio e il ginepro sono le piante più presenti nel territorio. Qui è presente una delle poche leccete primarie d’Europa e soprattutto l’habitat delle peonie. I mufloni e i cinghiali sono gli animali selvatici più numerosi. Il Supramonte è spartito tra cinque comuni, Urzulei, Orgosolo, Oliena, Dorgali e Baunei. Ed è qui che lo staff del SXW hanno ideato e tracciato il percorso di questo trail. La partenza, arrivo e quartier generale sono ubicati presso piazza Fontana a Urzulei. Da qui partono quattro percorsi. Il corto 160 km con 5000 metri di dislivello positivo, il medio 230 km con 7000 m D+, il lungo 310 km con 9000 m D+ e infine l’exstreme 420 km con 12000 m D+. Tutti sono percorsi con alti gradi di difficoltà, per attraversare questi territori in autonomia senza nessuna assistenza, bisogna avere un grado di preparazione molto elevato.
Decido di partecipare al corto, non è la mia prima volta in questo territorio, in passato ci sono stato a piedi in escursioni giornaliere o in gara di corse trail come l’Ultra Track Supramonte Seaside di Baunei. Il territorio non fa sconti, il pericolo di caduta è sempre dietro l’angolo. La maggior parte dei sentieri è costituito da roccia calcarea frantumata dagli eventi atmosferici. Mi iscrivo al corto perché sapevo che se avessi voluto partecipare a un altro percorso l’avrei potuto fare tranquillamente in qualsiasi momento anche prima della partenza. Confermo la partecipazione al corto perché dal Bevì Trail fatto un mese prima con ritmi elevati, non mi sono più allenato. Il Supramonte va ascoltato, vissuto e soprattutto goduto. Prima della partenza con Antonio Azara decidiamo le tappe dove fermarci per la notte. Oliena, Cala Gonone e rientro a Urzulei. Tutti in strutture ricettive per sviluppare il territorio. La notte prima della partenza dormiamo a Baunei presso la struttura Su cortile de Antona e mangiamo piatti tipici locali al ristorante Pisaneddu.
Quando mi sveglio, sento che Francesco Pala è già in piedi, è quasi pronto a partire, lui vorrebbe chiuderla in due giorni ed è per questo motivo che ha deciso di partire presto. Io e Antonio invece partiamo con calma. Urzulei da Baunei dista circa 25 km. A circa 4 km dal punto di partenza lungo la discesa che dalla SS125 porta in centro, un serpentone di ciclisti percorre la strada al contrario in salita, intravedo tantissimi volti conosciuti, compreso Francesco che di buon passo si appresta a concludere la prima grande salita. Arrivati alla partenza ritiriamo in trasponder per la geolocalizzazione in continuo durante tutta la manifestazione. È un sistema utile che consente a chi sta a casa e soprattutto all’organizzazione a capire dove ci troviamo, se siamo fermi oppure in movimento, se bariamo oppure se in pericolo. Monto la bicicletta, le sacche, foto di rito alla partenza e via. La partenza è alla francese, si parte quando si vuole, conta il tempo di percorrenza per la stesura dell’ordine di arrivo. Tutto questo per poter partire in sicurezza senza creare assembramenti. Nella prima parte della salita incontro i ragazzi dei Barbuti che arrivano con calma. Mentre sulla SS125 ci fermiamo per un’ulteriore colazione al bar ristorante Babbai, dove incontriamo Marco Ibba, Andrea Serra e Cristian Pinna. Subito dopo qualche chilometro ci raggiungono Sabrina e Stefano con altri per una foto di gruppo. Scambiamo qualche parola con alcuni abitanti locali che troviamo lungo il percorso, perché il bello dei trail è anche dialogare con le persone che si incontrano.
Percorriamo un altro tratto di salita per poi spianare sino al Cuile Televai nei pressi del riu sa Terina, dove da questo momento incominciamo un tratto di single track, sentiero o mulattiera per i camminatori, di circa tre chilometri lungo la Codula Orbis. Un posto fantastico, la natura selvaggia e incontaminata ci fa da compagna. Ricordo in questo tratto di sentiero i racconti di Alessandro Pilia, illustrava a quelli che volevano ascoltarlo, la storia e la geologia di questi territori, ne spiegava la flora e le specie endemiche. Con lui erano presenti anche Gianni Mureddu di Sardegna Trail, Davide Spiga e Manuela Contini. Il gruppo si sfalda, le velocità e le preparazioni tecniche sono diverse. Io resto dietro e mi fermo ogni tanto per uno scatto. Compattiamo di nuovo il gruppo nei pressi delle tombe dei giganti di S’arena Fennau. Pausa per mangiare qualcosa e poi si riparte alla ricerca della traccia, la scalinata dietro le tombe ci frega e passiamo dritti. Torniamo indietro e imbocchiamo un altro sentiero che ci costringe a spingere la bicicletta sino al guado con il Riu Flumineddu, unico fiume attivo incontrato lungo la strada. Da qui una strada in salita pedalabile dal fondo buono ci riporta in quota, siamo a circa 21 Km dalla partenza e a 1000 metri di altitudine, alla nostra sinistra si intravede il maestoso Monte Novo San Giovanni, alcuni chilometri di discesa fino al Cuile Sa Senepida dove ne approfittiamo per la pausa pranzo. E poi alla sorgente nell’area picnic più avanti nei pressi del Riu Sos Campidanesos dove incontriamo un gruppo numeroso che si riposa, ricordo il mitico triatleta Pierpaolo Defraia, su bixinu Ivanoe Garau, Andrea Pusceddu, Salvatore Manca e qualche altro.
Con Antonio facciamo scorta di acqua e ripartiamo, l’acqua era di una pesantezza incredibile, per migliorarne il sapore ho aggiunto una pastiglia effervescente di integratori offerta dagli sponsor della manifestazione. Siamo in territorio di Orgosolo, il terreno si fa aspro, le strade bianche in salita sono percorribili e pedalabili finché non si devia in qualsiasi sentiero, soprattutto quello che imbocchiamo che percorre campu Donanigoro in direzione Dolina de Su Sercone e per finire in Scala S’Arenargiu di fronte a punta Solitta. Sono all’incirca 10 km di trekking a piedi con la bicicletta al seguito. In questo tratto di simil sentiero quasi inesistente in parecchi tratti, incrociamo parecchi cinghiali e una zona pasto dove dei pastori cucinavano per un pranzo. Dopo qualche chilometro incontro Tore Cossu, Antonio Salis, Giuseppe Mamusa e Cristina Carola e qualche altro. Incontro Enzo Paoletti, Ottavio Manunta e Francesco Sulas nel punto in cui abbiamo preso il sentiero sbagliato per andare a Su Sercone, scambiamo qualche parola e ci salutiamo, un crampo alla coscia causato sicuramente da una caduta di qualche minuto prima mi costringe a una sosta di circa 20 minuti per riprendermi e far passare il dolore. Ancora qualche chilometro e si ricomincia a pedalare in tranquillità fino alla scala dell’Arenargiu. Lunghissima discesa pericolosa e poi dritti verso Oliena dove arriviamo al calar del sole. Decidiamo di cenare e pernottare a Sa Corte dove signora Giovanna ci fa assaggiare le delizie locali. Ravioli, carne di pecora e dolce.
La mattina ci svegliamo con calma, facciamo colazione, prepariamo i cavalli e alle otto e mazza siamo in strada. Passiamo a firmare al punto di controllo situalo all’interno della palestra comunale di Oliena. Li incontriamo nuovamente il trio di Oristano e il quartetto del sud Sardegna. Facciamo scorta di integratori chimici e naturali e ripartiamo in direzione Valle di Lanaito. Lungo il tragitto con Antonio decidiamo di fare una deviazione per visitare su Gologone, una sorgente naturale con una portata media di 500 litri di acqua al secondo. Facciamo alcune foto, pausa caffè al bar e si riparte. Una breve salita ci porta subito in quota e poi discesa fino alla valle di Lanaito per poi arrivare al sentiero che porta verso Tiscali. Dove circa a metà strada siamo costretti a rallentare la nostra andatura causa la presenza di un gregge di pecore che andava nella stessa direzione. Il sentiero che imbocchiamo è lo stesso che va verso Tiscali e che tutti i camminatori percorrono a piedi, una buona parte lo percorriamo a piedi perché impossibile da fare in sella. Ogni tanto le corone ringraziavano per le sdentate che prendevano sulle rocce. Nel momento in cui il terreno spianava e si poteva pedalare, una deviazione ci conduce verso Surtana, parte a piedi e parte in sella arriviamo alla Scala. Si passa da 300 metri di quota a 100 in appena 700 metri di distanza. Un’impresa importante dove per poter procedere in sicurezza è stato necessario scendere stando il più possibile vicini per evitare di far cadere pietre e colpire eventualmente chi stava sotto. Arrivati in fondo valle e superato il Flumineddu tramite il ponte ci fermiamo per la pausa pranzo al bar Sa Barva dove consumiamo un panino e una birra. Li parliamo con Cristian Marcias partecipante della lunga, che ci racconta le disavventure incontrate sul percorso.
Riforniamo le borracce di acqua e ripartiamo, una lunga strada in leggera salita circondata da piante di olivi e vigne ci accompagna verso il paese di Dorgali. Qui ci rifermiamo al Roxy bar per reintegrare di zuccheri il nostro corpo e subito si riparte verso Cala Gonone dove abbiamo deciso di passare la notte. Su Pasadorzu, così si chiama la strada che ci porta verso Gonone e soprattutto al passo Bacca di Irghiria a quota 300 metri dietro il Monte Rosso. Da qui si gode di un panorama mozzafiato. Lo sguardo si perde nei miliardi di colori che la valle offre. Si intravedono in lontananza cala Luna e cala Goloritzè e anche la punta di capo monte Santo. Da questo punto di osservazione al punto di controllo di Gonone ci sono ancora cinque chilometri di cui due di folle discesa. Al CP incontriamo Giusy Sanna e Roberto Fanni sono da poco passate le 16, mi mangio un piatto di pasta, scambiamo due chiacchiere con i ciclisti che giungono al Cp e poi con Antonio troviamo un alloggio dove passare la notte. Cena tutti insieme con gli altri ciclisti che hanno deciso di passare la notte in paese ma in tavoli separati per garantire il distanziamento.
La mattina ci svegliamo presto, fuori è ancora buio, prepariamo le biciclette e partiamo alla ricerca di un bar aperto per fare colazione. Sulla via principale di fronte al campeggio troviamo aperto il bar la Pineta. Ha paste appena sfornate e bel buon caffè. Il primo tratto di strada è in salita, è la via principale che porta verso la galleria, ma non la percorriamo tutta, solo in parte perchè si svolta a sinistra sulla strada cementata che porta verso il nuraghe Mannu. Percorriamo la strada purtroppo sempre in salita che costeggia il Riu Codula Fuili. Più saliamo di quota e più la vegetazione si chiude e l’altezza degli alberi cresce e in pochi chilometri mi ritrovo a pedalare sotto fitti boschi di querce e corbezzoli. Tutto d’un tratto la strada finisce e si trasforma in sentiero pietroso e sconnesso, si salta un albero crollato, si salta una recinzione, si spinge la bicicletta in alcuni tratti troppo pendenti per me. Qui ci raggiungono Marco, Andrea e Cristian il trio di Oristano. Ci fermiamo a fare qualche foto e poi ripartiamo. Cerchiamo di procedere in maniera costante senza perdere troppo tempo, Antonio ha un impegno improvviso a cui non può mancare. Il sentiero si fa sempre più stretto e impervio. Antonio è qualche metro più avanti di me, ad un certo punto non lo vedo più. È disteso a terra dolorante, lo aiuto a rialzarsi, è integro, ha giusto un taglio su una gamba, ma non è profondo. La bicicletta ha subito un guasto al leverismo del cambio e non ha più la possibilità di cambiare marcia. Decidiamo di regolare il cavetto di acciaio in modo da avere una marcia intermedia da essere abbastanza agevole sia in salita che in discesa. Procediamo e in un batter d’occhio ci ritroviamo sulla SS125. Attraversiamo, apriamo e chiudiamo un cancello. Un sentiero in un boschetto di corbezzoli ci riporta di nuovo sulla SS a meno di un chilometro dal Passo Genna Silana. Qui ci fermiamo per una pausa caffè e ripartiamo. Qualche chilometro di asfalto e poi al Passo Genna Croce svoltiamo a sinistra e prendiamo il sentiero. Discesa e salita, abbiamo circumpedalato una collina e ci ritroviamo di nuovo sulla SS 125 nei pressi del bivio per Urzulei ma non sulla strada principale fatta alla partenza, ma su di un sentiero parallelo. A fondo valle in ingresso al paese una piccola salita porta all’arrivo.
Da questo trail ho imparato tanto. Innanzitutto, la bicicletta deve essere il più leggera possibile, i troppi tratti a piedi devastano le spalle. io ho una bicicletta in alluminio e i pesi in più si fanno sentire, soprattutto quando si scavalcano le recinzioni. Un altro punto molto importante di questi trail in Supramonte sono le scarpe, le mie erano tacchettate ma con una gomma troppo rigida e praticamente si sono scollate e smontate a forza di stressarle su queste rocce taglienti. Stesso discorso vale per i copertoni, i miei poco tacchettati non mi hanno permesso di avere una resistenza maggiore allo scivolamento su roccia asciutta figuriamoci umida. Ho subito parecchi danni alla bicicletta come corone sdentate, forcellino piegato, scarpe andate…. L’unica nota positiva di questo trail? È che ho mangiato e dormito bene in tutti i tre giorni compreso il pranzo finale al ristorante Babbai gentilmente offerto dal mio amico Antonio.