Come al solito la mia preparazione logistica, in fretta e furia ha le sue lacune, arrivo carico come un mulo con due zaini e le borse da bikepacking al porto di Civitavecchia dove un ufficiale pignolo decide che il mio Opinel, coltellino che porto con me in tutte le mie uscite in bikepacking, è un’arma e quindi mi obbliga a disfarmene, fortunatamente il buon antonio mi presterà un suo coltellino per il trail.
Dopo i controlli e dopo aver assicurato la bici nel garage del traghetto, prendo posto sulla nave. Arrivo ad Arbatax la mattina presto, ancora è buio, dopo una notte quasi insonne leggendo il libro di Silla Gambardella “L’Europa in bicicletta”.
Dopo una buona colazione al bar del porto, inizio a pedalare nel buio e raggiungo attorno alle 9 di mattina il punto di partenza del trail, fissato nel paesino di Urzulei. Per la notte avevo prenotato l’hotel a Urzulei ma grazie ad una imprecisione di Booking, l’Hotel non si trovava in paese ma a 15 km tutti in salita verso le Gole di Gorropu. Stanco del viaggio e carico come un mulo decido quindi di fermarmi al Quartier generale del Trail per passare del tempo con i ragazzi e rilassarmi un po’.
Il pomeriggio passa tranquillo tra chiacchiere e gli arrivi dei primi amici Rodney Soncoo, Mauro Saltalamacchia, che aveva ben deciso di pedalare da Cagliari e verrà quindi “soccorso” in auto per non arrivare troppo tardi negli ultimi chilometri da quello che diventerà il mio compagno di viaggio nel trail Oscar Aramu, Maurizio Doro e tutti i ragazzi del Supramonte. È ora di cena e grazie al sindaco del paese viene organizzata una abbondante tavolata a base di prodotti tipici. Purtroppo riusciamo a gustarci in parte le primizie dovendo aiutare Gianluigi (Bellantuoni amico di trail di vecchia data) a raggiungere il ristorante visto che la sua nave era in ritardo e il gps del telefono in questi luoghi non è molto affidabile, ma per gli amici si fa questo ed altro. Mauro e Gianluigi decidono di dividere un tripla con me all’albergo da me prenotato, che è a neanche 2 km dal ristorante. Ci svegliamo intorno alle 6 e dopo una colazione, gentilmente lasciataci pronta dai gestori dell’Hotel, ci dirigiamo con il furgone di Gianluigi alla partenza. Per motivi legati al COVID la partenza sarà scaglionata, alla francese.
SI PARTE, IL SUPRAMONTE CI ASPETTA Il trail parte subito in salita e dopo qualche chilometro su asfalto inizia da subito uno bello strappo in off road che ci porta in una vallata idilliaca, sembrava la Scozia, tra arbusti, rocce e corsi d’acqua. Inizio da subito a capire, ma come detto già, me lo aspettavo, che non sarà un trail scorrevole. Sassi e sentieri che, avendo la pressione delle gomme troppo alta, mi mettono a dura prova, mi fermo e sgonfio un po’ le gomme. Procedo di buon passo, su e giù’ tra altipiani e vallate stupende e sentieri tecnici ma non troppo.
Panorami della Sardegna Arrivo al checkpoint di Orgosolo verso le 11, dove trovo ad accogliermi l’amico Roberto Fanni che mi invita a mangiare qualcosa, ma non ho troppa fame, prendo un uovo e del pane da mangiare al volo e riparto. Tutto procede abbastanza tranquillo fino a quando verso le 5 di pomeriggio mi trovo immerso nella natura selvaggia di sua maestà il Supramonte dove vengo raggiunto da Ivan Zedda, uno dei partecipanti, che con passo veloce mi semina tra le pietre del sentiero. Si spinge, ci si arrampica sempre più al buio e la salita sembra non finire mai. Raccolgo le forze e la calma, voglio raggiungere il CP2 per mangiare qualcosa e ripartire, forse, mentalmente sono stanco, è la prima volta che spingo la bici così tanto. Finalmente raggiungo la cima e una discesa abbastanza scorrevole che non mi impegna troppo mi conduce nella vallata verso Oliena.
LA PRIMA NOTTE AL COSPETTO DI SCAL ‘E SURTANA Arrivo ad Oliena e lì ritrovo Ivan che mi aveva anticipato di qualche minuto e Oscar Aramu che diventerà il mio compagno di viaggio per la notte e parte della giornata successiva. Anche Maurizio Doro è là e scambiamo due chiacchiere. Sono indeciso, riposare o continuare? devo dire che il Supramonte mi ha mentalmente messo a dura prova e so che mi aspetterà la temuta/amata Scal ‘e Surtana . Mentre sono là che ragiono, vedo Oscar che si veste per affrontare la notte e allora mi faccio forza e decido di unirmi a lui.
Secondo check point Pedaliamo su un facile gravel fino a raggiungere la temuta Scal ‘e Surtana un percorso da trekking impegnativo, unico passaggio possibile per passare da una valle all’altra e raggiungere il CP 3 di Cala Gonone. Maurizio (Doro) è là, all’inizio della Scala per incoraggiarci, farci domande ed introdurci il cammino. Con Oscar decidiamo di fermarci qualche minuto per ammirare il rifugio per la notte di Maurizio, una grotta con un camino naturale.
Inizia la dura scalata, bici in spalla o su un fianco, fortunatamente avevo deciso per un assetto con bici leggera e zaino in spalla. Dopo più di ora riusciamo finalmente a passare la Scala e ci troviamo a pedalare nel gelo della valle sotto Dorgali stanchi e infreddoliti. Decidiamo di fare una micro sosta di fronte al cancello di una villa. La sosta dura pochissimo, anche per via dell’umidità, ma è ristoratrice. Arriviamo che sono le 3 di mattina circa al paese di Dorgali dove troviamo un distributore di benzina con macchinetta per il caffè e tramezzini. Mangiamo e ripartiamo in discesa verso Cala Gonone. Al check point troviamo il fortissimo Alessandro Uccheddu, il recordman del Sardegna Impossible, che a causa di un dolore forte al ginocchio è costretto a rallentare.
TRA GOLE E CALE … LA MERAVIGLIA A Cala Gonone mangiamo e ripartiamo dopo circa un’ora, si sale, si sale, si sale fino a raggiungere nuovamente le Gole di Gorropu e continuano le apparizioni di Maurizio Doro che ci sorprende, ci fa ridere con le sue battute e ci incoraggia con il suo entusiasmo inarrestabile, e ovviamente cattura scatti.
Verso le gole di Gorropu Inizia una discesa tecnica dentro le gole, resa dolce dagli alberi carichi di corbezzoli che ci danno una fresca carica, e i chilometri sulla carta per il CP 3 di Ovile Carta sembrano ridursi, ma lentamente. Arriviamo ad uno dei punto più difficili da decifrare del trail, un guado con parte del vecchio sentiero franato e un tubo di alluminio ad indicare una via di fuga. I nostri GPS potrebbero indicarci facilmente la strada per uscire dalla gola ma i nostri sensi ci ingannano e perdiamo più di un’ora per trovare il passaggio per la risalita. Campi sterminati con vacche e pecore, caldo e la voglia di arrivare al CP mi fanno accelerare e perdo Oscar. Arrivo al CP3 e mangio (tanto) ma decido di ripartire per paura di affrontare la prossima discesa tecnica al buio.
Panorama verso Ovile Carta Oscar arriva al CP mentre io riparto, lo saluto e gli dico che sicuramente ci vedremo più avanti sulla discesa essendo io molto meno bravo in queste genere di cose. La discesa a Cala Sisine è, come annunciato, difficile, tecnica, insidiosa per via del fondo e impedalabile nell’ultima parte ma SPETTACOLARE, si pedala a picco sul mare in un misto di emozioni che solo l’avventura sa darti.
Ovile Carta – Cala Sisine Come previsto Oscar mi raggiunge e procediamo in discesa abbastanza distanziati e rimaniamo d’accordo di riposare un po’ una volta giunti nella cala. Arrivo qualche minuto dopo di lui ma non riesco ad individuarlo e, convinto sia andato avanti, decido di proseguire in una vallata che avrebbe meritato più tempo data la sua bellezza. Si sale e si scende senza dislivelli particolari ma la stanchezza si inizia a far sentire, voglio arrivare al CP di Baunei mangiare e dormire, oramai ho deciso. Arrivo a Baunei che sono le 9 di sera circa, mangio l’insalata di riso messa a disposizione dell’organizzazione e poi mi sparo un pizza e gelato. Sazio, anche troppo, mi metto a dormire nella tenda messa a disposizione dall’organizzazione.
L’ULTIMA GRANDE FATICA PUNTA LA MARMORA A mezzanotte mi sveglio, mi preparo e alle 1 sono di nuovo in sella. Inizio a pedalare con lo stomaco ancora pieno e questo non aiuta, mi viene da vomitare e ho continui reflussi gastrici ma stringo i denti. Sentieri insidiosi e strade di campagna mi accompagnano fino al borgo di Villagrande Strisaili dove deciso di fare una seconda colazione alle macchinette. Ho davanti a me 4 bikers: Rodney oramai solo al comando, Alessandro ed Ivan che si stanno dirigendo verso l’ultima grande sfida del trail, Punta la Marmora, e Oscar che mentre dormivo a Baunei aveva deciso di proseguire. Mentre mi riposavo, mangiavo e facevo scorte di cibo per l’ultima parte che sapevo essere selvaggia e senza possibilità di approvvigionamenti, mi chiama Oscar, anche lui fermo a Villagrande, e decidiamo di incontrarci e proseguire insieme per chiudere questo fantastico trail. Arriviamo A Perda Liana un massiccio roccioso che si staglia tra vallate e montagne pronti per l`ultima grande sfida.
Perda Liana Oscar però decide di rallentare e ci separiamo, lo ringrazio e proseguo per la mia strada. Stranamente mi sento bene e carico e spingo sull’acceleratore. Mentre salgo la prima parte su asfalto verso Punta La Marmora intravedo Alessandro e Ivan che spingono le loro bici. Li raggiungo e dopo aver scambiato due chiacchiere riparto in salita. La prima parte nonostante le pendenze scorre tranquilla e sono convinto che sia tutto lì, ma ovviamente mi sbagliavo. Mentre inizio a seguire sentieri tra arbusti, rocce e ruscelli si inizia ad alzare un fortissimo vento e una fitta nebbia, per orientarmi guardo la traccia sul GPS, e poi davanti a me, una parete, un muro con un piccolissimo sentiero che si inerpica verso la cima. Non ci volevo credere eppure era così, bici a spinta o in spalla cercando di resistere ad Eolo e alla pendenza.
Dopo credo circa 1 ora raggiungo la cima, avrò fatto 500 mt circa.
Punta La Marmora Il passaggio in cima è arduo ma penso tra me e me ora si scende ed è fatta. Ancora una volta resto affascinato dal paesaggio e dalla forza della natura, mi prendo qualche minuto per gustarmi il momento. Cammino e non si scende mai, arrivo ad un passaggio dove non capisco subito dove andare, faccio avanti ed indietro e decido di mangiare la pizza con prosciutto che mi ero conservato per questi ultimi chilometri, devo nascondermi dietro una roccia da quanto era forte il vento. L’unico passaggio che intravedo prevede una manovra delicata per infilarsi in una fenditura tra le rocce. Dopo un po’ di indecisione, decido di passare e da qui inizia un single track esposto difficile da pedalare, almeno per me, anche causa vento, che finalmente mi porta ad incrociare l’asfalto. La gioia di aver ritrovato un po’ di velocità dura poche centinaia di metri, da qui in poi una serie di sentieri che sembravano fatti in replica (discesa scassata, guado e cancello da scavalcare) mi porteranno a raggiungere la strada per Urzulei. L’acqua è agli sgoccioli, il cibo è finito, le mie scarpe sono distrutte ma mancano poco più di 30 km all’arrivo, non posso mollare. Per via delle scarpe cerco di camminare il meno possibile ma a volte non riesco a pedalare e stringo i denti e spingo la bici. Finalmente l’asfalto e per chilometri posso macinare e spingere, avvicinandomi più rapidamente all’arrivo. Ultima deviazione su sentiero che manco, torno indietro e dopo un falsopiano seguendo sentieri tra arbusti e rocce inizia una discesa sassosa. Mentre sono concentrato a scendere, vedo verso di me venire un biker e ho una allucinazione penso sia Rodney, che ovviamente era arrivato da ore, era invece Maurizio (Doro) che ridendo mi accoglie per un’ultima intervista a caldo. Ho fretta di arrivare, parlo con Maurizio e poi mi lancio in discesa cercando di non cadere.
Quasi arrivato Finalmente raggiungo Talana, mancano 11 km. Tutto asfalto, pedalo e resto concentrato. Arrivo ad Urzulei e ad accogliermi trovo Rodney, Antonio e Monica insieme agli altri ragazzi dell’organizzazione. Sono estasiato, felice, affamato, con gli occhi ed il cuore pieni di meraviglia e ovviamente stanco.
Dopo qualche ora arrivano anche Alessandro e Ivan e insieme si beve, si mangia e ci si racconta le rispettive avventure, resterò a chiacchierare fino alle 2 di mattina con gli occhi che mi si chiudono con Maurizio e Rodney. Fortunatamente, grazie ad Antonio e al proprietario del Bar ristorante “Il Gufo”, avevo trovato un letto in un b&b in paese, poco distante dal quartier generale.
Relax post Trail EPILOGO L’indomani mi alzo con calma e raggiungo i ragazzi al Quartier generale del trail per accogliere gli altri finisher, tra questi anche Gianluigi che arriva stremato e super eccitato a causa delle condizioni estreme trovate su Punta La Marmora dando vita ad una scena “comica” con Maurizio che ovviamente non perde occasione di incalzarlo per farsi raccontare le emozioni del biker di Bormio. Cibo birra e amicizia. Gianluigi, Rodney ed io decidiamo di pernottare all’Hotel Gorropu per l’ultima notte. Ci alziamo con calma e facciamo colazione e poi grazie al van di Gianluigi ci dirigiamo ad Olbia per imbarcarci per il Continente.
CONSIDERAZIONI FINALI
Come scritto su FB subito dopo il trail Non conoscevo la Sardegna ora sono stato stregato dalla Sardegna. Un territorio duro, spettacolare e accogliente ma un’accoglienza che va guadagnata entrando decisi ma, al tempo stesso, in punta di piedi e con rispetto. È difficile descrivere le sensazioni che hanno bombardato i miei 5 sensi in costante equilibrio tra amore e odio, stupore e fatica. Paesaggi selvaggi e costruzioni naturali da lasciare stupefatti e un popolo onesto e schietto come il suo territorio.
Il Trail è tra i più impegnativi che abbia mai affrontato ma tra quelli che più mi ha lasciato un sorriso di soddisfazione sul volto e nel cuore. Un Trail, soprattutto nella sua versione Extreme, non per tutti in cui la gestione della fatica, la pazienza e l’esperienza sono fondamentali. Salite, tanto portage o spingismo ma sempre con un significato e un motivo forte dietro.
Un grazie infinito a Antonio, Maurizio, Monica, Roberto Fanni e tutto lo staff del Supramonte e ai volontari che ci hanno accolto e coccolato dalla partenza e ad ogni singolo CP e grazie per il tempo condiviso agli amici conosciuti sul percorso e/o ritrovati.
CREDITI FOTO Ad eccezione di pochi scatti le meravigliose foto dell’articolo sono state scattate da Maurizio Doro.
APPENDICE Cosa ho portato con me . Sapendo che avrei affrontato sentieri impegnativi e tratti di portage ho optato per una soluzione con Frame bag completa che rendesse la bici più leggera e guidabile e allo stesso tempo uno zaino con camelback per bere più facilmente ed avere una ulteriore protezione per la schiena spazio per altri oggetti.
FRAME BAG (Rusjan) Kit Medico Attrezzi e parti di ricambio Completo antipioggia Manicotti e Gambali
Barrette e Gel Antivento Telo argentato di emergenza Maglia intima e calzettoni di ricambio Buff
Top Tube (Rusjan) PowerBank Pile di ricambio Documenti
2x Food Bag al manubrio (Rusjan) Cibo extra (Noccioline e Snickers) Crema solare Pomate per punture Occhiali
Zaino Osprey Camelback 3 lt Materassino Thermarest X Lite Sacco a pelo Cumulus X lite Bivy Bag Alpkit Hunka