presentazione
Partiremo dal rifugio Medusa dove si arriva comodamente in macchina e con ampio parcheggio. Prima di tutto faremo una breve visita al Castello Medusa, proprio sotto il rifugio. Scenderemo nella ripida stradina sino a quando non iniziano i gradini dove lasceremo le bici per proseguire a piedi (200 m). Il castello Medusa è una fortificazione arroccata sopra una rupe alta oltre 90 m a picco sul riu Araxisi. Riprese le bici e recuperato il dislivello per risalire al rifugio ci buttiamo in un single track che parte proprio a fianco della struttura che ci condurrà con una serie di stretti tornanti sino al cospetto del fiume Araxisi in una valle incantata ricca di verde! Piano piano inizia la risalita verso nord, riguadagniamo quota e ci dirigiamo verso il paese di Samugheo attraversando verdi pascoli con i cuili (ormai moderne aziende) che frequentemente conservano i tradizionali Pinnatzos , capanno circolare in pietra con la copertura anch’essa in pietra realizzata con lo stesso sistema costruttivo delle tolos dei nuraghi. Attraversato il paese percorrendo le strette vie del centro storico puntiamo verso nord in direzione Atzara sino ad arrivare in località “Ponti ezzu” dove sono ancora ben conservati almeno 3 vecchi mulini ad acqua sulle rive del riu Araxisi (proveremo a interpellare i proprietari se possono aprirne uno per visitarlo all’interno). Si percorre la riva dx del fiume in mezzo a una ricca vegetazione fluviale, dopo alcuni km iniziamo l’impegnativa risalita di “Taccu”, il rilievo vulcanico dove sorge Samugheo, stavolta senza entrarci ma ammirandolo dall’alto. I restanti facili km per riportarci al rifugio saranno divertenti, percorrendo strette e talvolta sassose discese tra muretti a secco, da fare sempre con la giusta attenzione. L’arrivo al rifugio è una discesa panoramica (anche adrenalinica per lo strapiombo verso il castello) sulla stretta strada asfaltata fatta per arrivare, il cui spettacolo ci ripaga di tutte le fatiche fatte sinora!
Il Castello di Medusa
“A suo riguardo poche notizie storiche, quasi non fosse mai esistito, in compenso un’infinità di racconti fantasiosi. Lontano e quasi inaccessibile, il castello di Medusa è una misteriosa rocca circondata da colli solitari, gole e dirupi, in uno scenario impervio dove nidificano i falchi, un paesaggio intervallato da torrenti e boschi secolari, domus de Janas e nuraghi. Si arrampica sul colle sa Conca ‘e su Casteddu, a picco sulla gola scoscesa del riu Araxisi, chiusa da pareti calcaree coperte di verde e forate da grotte. Ricade nel territorio di Samugheo, a eguale distanza dal ‘borgo dei tappeti’ e da Asuni, nel cuore del Mandrolisai. Un castello ‘anomalo’, costruito a fondo valle, quasi a volersi nascondere, posto a controllo dei flussi dalle aree pianeggianti ‘romanizzate’ vicine a Forum Traiani e ai rilievi della Barbaria, abitati da popoli ribelli.
Un tempo l’unica via di transito per le Barbagie passava ai piedi della fortezza, oggi raggiungibile attraverso una strada asfaltata e stretta che permette di arrivare sino a 500 metri. Poi proseguirai a piedi (o in fuoristrada) su sentieri che si inoltrano nel bosco fin davanti al castello. Nacque nel ‘basso’ impero (IV-V secolo d.C.) come castrum bizantino, poi subì altri due interventi costruttivi, nel VI e nel VII-VIII secolo. Complesso rettangolare, cortine occidentali e due torri, una dotata di cisterna, sono riconducibili alle prime fasi realizzative. Le cortine a est sono state realizzate tra X e XII secolo, quando divenne castello di frontiera fra giudicati. In origine le mura cingevano circa 540 metri quadri, oggi restano ruderi ‘compenetrati’ da folta vegetazione. La prima menzione è forse in un documento del 1189 – si parla di un castrum Asonis ceduto dal giudice d’Arborea a Genova -, poi nel 1389 fu restaurato dalla giudicessa Eleonora. Fu chiamato ‘di Medusa’ solo dopo il 1480 ed era noto anche come ‘di Giorgia’. Medusa è per la Sardegna un’antica divinità pagana. Della sua ‘casa’ parla lo Spano nel Bullettino archeologico (1860) descrivendola come dimora di spettri e demoni, parla di muri spessi due metri, della torre risparmiata dai cercatori d’oro, di antri e stanze scavate nella roccia. Nelle leggende è un luogo incantato e pieno di tesori, fatto costruire da Phorco, venuto dall’Africa e proclamatosi re di Sardegna. Alla sua morte (253 d.C.), sua figlia, la principessa Medusa ne prese il posto per 28 anni: donna intelligente e guerriera, la più bella dell’Isola, nonché jana, capace di magie. Morì combattendo per mano di Perseo. Lasciò al diavolo castello e tesori, protetti dalle anime di chi li aveva custoditi i quali muterebbero in massi all’arrivo di chiunque. Le ricchezze del castello ritornano spesso nei racconti, per esempio in un episodio a metà fra storia e fantasia di metà XIX secolo: un bandito di Asuni, Perseu (guarda caso!), condannato a sette anni nel carcere di Genova, raccontò che durante la latitanza, rifugiatosi nel castello, si era ritrovato in una sala meravigliosa con gioielli, armi e oggetti di valore. Ottenne il permesso di tornarci per ritrovarla in cambio della grazia. Portato in Sardegna, non trovò nessuna sala né tesoro, che però nelle credenze popolari, esiste davvero: è protetto dalle letali mosche magheddas, rinchiuse in un forziere. In altre ‘cronache’ tardomedievali, Medusa si confonde con altri misteriosi personaggi popolari Maria Cantada e Luxia Arrabiosa” (Tratto da Sardegnaturismo.it).
PARTECIPA
REPORTAGE
Il valore aggiunto della nostra associazione è, tra le altre cose, quello di avere un team di esploratori sempre all’opera, in modo da proporre ogni settimana escursioni con varianti inedite su percorsi gia’ conosciuti o addirittura totalmente inedite, come quella di ieri a 𝙎𝙖𝙢𝙪𝙜𝙝𝙚𝙤. Ecco allora che la curiosita’ cresce e tanti soci accorrono. Il gruppone di ieri, come sempre allegro e colorato, ha apprezzato non solo il territorio, con i 𝙋𝙞𝙣𝙣𝙖𝙩𝙯𝙤𝙨, i 𝙈𝙪𝙡𝙞𝙣𝙞 𝙖𝙙 𝘼𝙘𝙦𝙪𝙖, le 𝘾𝙝𝙞𝙚𝙨𝙚 𝘾𝙖𝙢𝙥𝙚𝙨𝙩𝙧𝙞, il 𝘾𝙖𝙨𝙩𝙚𝙡 𝙈𝙚𝙙𝙪𝙨𝙖, il 𝙍𝙞𝙪 𝘼𝙧𝙖𝙭𝙞𝙨𝙞, le particolari conformazioni rocciose, la vista sul Gennargentu innevato e tanto altro, ma anche il 𝙋𝙖𝙚𝙨𝙚 𝙙𝙞 𝙎𝙖𝙢𝙪𝙜𝙝𝙚𝙤, i suoi 𝙈𝙪𝙧𝙖𝙡𝙚𝙨 e le sue tradizioni, come quella degli spettacolari e quasi inquietanti “𝙈𝙖𝙢𝙪𝙩𝙯𝙤𝙣𝙚𝙨”. La nostra “𝙢𝙞𝙨𝙨𝙞𝙤𝙣” e’ proprio questa : divertirci sui pedali, ma anche scoprire gli angoli piu’ suggestivi della nostra terra, le sue tradizioni e la sua cultura. Non disdegnamo poi ,una volta finito il giro, di festeggiare la bella giornata con un meritato terzo tempo, ieri consumato all’interno del Rifugio Castello Medusa , messo gentilmente a nostra disposizione per cucinare, cambiarci e lavarci, dall’ amico 𝗥𝗼𝗯𝗲𝗿𝘁𝗼 𝗧𝗮𝘁𝘁𝗶 che lo gestisce!!
Grazie ancora!!
Grazie anche alle cuoche Giusy, Maria Giovanna e Manuela e a tutti i partecipanti!!
Pedalare con Supramonte
X-Wild A.S.D.
Se sei un pedalatore con una buona preparazione fisica e hai già una discreta padronanza nella guida su terreni accidentati, Supramonte X-Wild A.S.D. è l’associazione che fa per te.
Occorre:
Certificato Medico agonistico
Avere un certificato medico valido per l'attività sportiva agonistica. Vedi
Escursione di prova
Se fai parte di un'altra A.S.D. o non sei tesserato, contattaci per partecipare ad una escursione di prova.
Soci
Rinnovare annualmente la tessera di iscrizione all'associazione. Vedi